L’affermazione delle Università Telematiche
L’ascesa delle Università telematiche
L’opinione comune considera le Università telematiche Atenei di “serie B”. Più che altro “esamifici” rivolti a studenti lavoratori, con una scarsa qualità del personale docente, generalmente poco avvezzo alla ricerca scientifica.
Si tratta di un’idea che, non lo neghiamo, ha una sua fondatezza nell’esperienza dei primi anni di vita di questa tipologia di Atenei. Tuttavia, i più recenti sviluppi stanno determinando profondi mutamenti, complici sia una più attenta sorveglianza dell’Anvur, sia il desiderio di affermarsi anche sotto il profilo qualitativo di nuove proprietà quali Multiversity (a cui fanno capo gli Atenei Mercatorum, Pegaso e San Raffaele).
Ne sono prova il drastico calo dell’età media degli iscritti, la vittoria in numerosi Progetti di ricerca di interesse nazionale (PRIN) e l’ampliamento dei dottorati di ricerca.
Non solo studenti-lavoratori
Gli studenti-lavoratori, con una età media compresa tra i 35 e i 45 anni, hanno costituito a lungo il target privilegiato delle Università telematiche. Si tratta di un’utenza costituita da coloro che spesso hanno precocemente interrotto il percorso universitario, salvo poi realizzare che, per esigenze di carriera, il titolo di laurea è veramente necessario come si dice in giro. Ancora oggi, questo segmento di studenti rappresenta la linfa vitale degli Atenei telematici.
Tuttavia, comincia ad allargarsi il bacino dei neodiplomati. La familiarità con le nuove tecnologie e la “cultura dell’on-demand” che contraddistingue la cosiddetta Generazione Z (persone nate fine anni ’90 e i primi anni Duemila) si sposa alla perfezione con la natura delle Università telematiche.
Queste ultime lo hanno capito e hanno cominciato a proporre prodotti formativi come le “microcredenziali”, che intendono proporre forme di orientamento e prova delle proprie piattaforme agli studenti iscritti all’ultimo anno delle scuole superiori. Se poi la prova è soddisfacente, l’esame sostenuto può essere riconosciuto all’inizio del percorso di laurea.
Il gruppo Multiversity fa incetta di PRIN
Le Università Mercatorum, Pegaso e San Raffaele si sono aggiudicate ben 15 PRIN (leggi qui) nella tornata dello scorso luglio.
Mercatorum in particolare, di cui Universim è Eipoint, si è aggiudicata 6 PRIN.
È una svolta storica. Si tratta di progetti di ricerca selezionati sulla base della qualità dell’idea proposta e del personale di ricerca coinvolto. Finora, in questo ambito, il predominio delle Università tradizionali non era mai stato scalfito. Si è così aperta una vera e propria breccia che annuncia un veloce livellamento nel corpo docente tra Università presenziali e Università telematiche. Queste ultime, tra l’altro, più pronte ad accogliere un personale docente più giovane, in funzione di una costante crescita di studenti che determina maggiori disponibilità di cattedre.
I dottorati di ricerca
Ma vi è un altro capitolo che testimonia dei profondi cambiamenti in corso. Riguarda i dottorati di ricerca. Pressoché ignorati dalle Università telematiche nei primi anni di vita, oggi rappresentano un nuovo ambito di sviluppo, territorio fertile per favorire sinergie tra Atenei e mondo delle imprese, soprattutto nei settori dell’Economia e delle discipline STEM (Science, Technology, Engineering e Mathematics).
Le Università telematiche stanno ideando nuove forme di collaborazione e finanziamento di questi percorsi, coinvolgendo direttamente le aziende, con l’idea di formare direttamente in casa la classe dirigente del futuro.