L’importanza degli Atenei online per lo sviluppo del sistema universitario italiano
Le Università telematiche rappresentano un soggetto strategico per favorire lo sviluppo del sistema universitario italiano. È quanto sostiene l’Istituto Bruno Leoni in un approfondimento intitolato Università tradizionali e telematiche. Perché una guerra non ha senso https://www.brunoleoni.it/wp-content/uploads/2024/04/IBL_Focus_369-Bassani-Lottieri.pdf.
Il focus – firmato da Carlo Lottieri (Università di Verona) e Luigi Marco Bassani (Università Pegaso) – mette in luce le resistenze accademiche e politiche nei confronti delle Università telematiche, ma sottolinea anche i punti di forza di questi Atenei.
Sviluppatesi a partire dal 2003, le università online hanno registrato un notevole successo perché si sono rivolte a due categorie di studenti ignorate dagli Atenei tradizionali. Da un lato, si tratta di coloro che lavorano e, pertanto, non avrebbero modo di seguire lezioni in presenza. Il rapporto 2023 dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur), evidenzia come nell’anno accademico 2021-22 nelle università in presenza l’80% dei laureati avesse 23 anni, mentre negli Atenei telematici i laureati con quell’età rappresentassero solo il 20,6%. Viceversa, nelle Università online il 60% dei laureati aveva 28 anni o più.
Una seconda categoria di studenti è costituita da coloro che risiedono lontano dai centri universitari e che non dispongono delle risorse economiche per potersi mantenere fuori sede.
Entrambe le categorie rappresentano una quota consistente degli studenti. Basti considerare che gli iscritti agli Atenei online sono 250 mila, pari al 13% della popolazione universitaria italiana. Si tratta di iscritti che, in queste realtà, trovano ciò che non è presente nelle Università tradizionali. E non si tratta, come spesso si sente dire, di esami agevolati. Secondo i dati di Almalaurea, nelle telematiche soltanto il 28,2% dei laureati prende un voto uguale o superiore al 106/110, mentre la percentuale sale al 49,6% negli Atenei in presenza.
L’abbandono delle Università tradizionali
Le Università tradizionali stanno attraversando una fase di crisi, evidenziata dal rigetto che esse provocano in una quota consistente dei propri iscritti. Lo evidenziano i tassi di abbandono. Nel 2021-2022 tale percentuale ha raggiunto il 7,4% per gli immatricolati e il 7,2% per le immatricolate. Inoltre, fin dal secondo anno di università, la percentuale degli studenti non frequentanti risulterebbe essere del 70%, per salire ancor di più negli anni successivi, fino al 90%.
Come scrivono gli autori del focus, “in sostanza, le università dette ‘in presenza’ sono spesso università ‘in assenza’”, aggiungendo che “mentre gli studenti delle telematiche dispongono delle lezioni registrate, quelli delle università tradizionali si limitano a leggere i libri a casa e vedono il docente solo il giorno dell’esame”.
L’ineluttabile espansione delle Università online
L’arma vincente delle Università online è la cosiddetta didattica “asincrona”, vale a dire la possibilità di poter fruire delle lezioni sempre e ovunque. Si tratta di uno strumento particolarmente adatto agli studenti-lavoratori, che si lega anche al radicale cambiamento nelle tecnologie di comunicazione e alla diffusione della cultura dell’”on-demand”.
Il cambiamento culturale in corso lascia intravedere anche un possibile abbassamento dell’età degli iscritti alle Università online. Le generazioni dei cosiddetti nativi digitali hanno una consuetudine con la rete che agevola infatti l’imporsi della didattica a distanza. Al riguardo, è opportuno ricordare come negli Stati Uniti ben il 30.3% degli universitari (circa 5.6 milioni di persone) ormai studi interamente online. Si tratta di un dato in crescita rispetto alla situazione pre-Covid, quando era solo il 17,6%.
L’importanza delle Università telematiche per l’Italia
Gli autori del focus ricordano come la necessità di trarre vantaggio dalle opportunità offerte dalla didattica a distanza dovrebbe essere particolarmente avvertita in Italia, che si colloca al penultimo posto in Europa per il tasso di laureati nella fascia tra i 25 e i 34 anni.
Il focus evidenzia inoltre l’importanza degli Atenei telematici per i cittadini delle aree più periferiche, sottolineando che “quanti studiano online vivono prevalentemente in piccoli centri lontani dalle città universitarie e non potrebbero mantenersi agli studi senza lavorare, né sono in grado di affittare un alloggio lontano da casa”.
Ma vi è di più. In una società della “formazione permanente”, il modo migliore per garantire il continuo aggiornamento delle competenze dei lavoratori è costituito dalla didattica asincrona.
Un motivo ulteriore per sottolineare il ruolo strategico delle Università online.