L’Università del futuro e le opportunità per gli Atenei telematici
EY (precedentemente nota come Ernts & Young) ha redatto un rapporto che immagina il futuro dell’Università nel 2030 (Are universities of the past still the future?).
Il report delinea cinque scenari futuri, che consentono di comprendere come gli Atenei telematici siano già all’avanguardia rispetto alle Università tradizionali.
I cinque scenari sono:
- la progressiva riduzione dei costi di istruzione;
- una formazione flessibile e personalizzabile;
- la crescente responsabilizzazione degli enti erogatori rispetto ai risultati della formazione offerta;
- la capacità di autofinanziamento della ricerca;
- il ruolo della tecnologia nel risolvere il disallineamento globale tra domanda e offerta di formazione
Eccezione fatta per il punto 4, che non dipende dalla tipologia di Università ma dalla combinazione tra capacità manageriali dei vertici dell’Ateneo e dalla qualità della ricerca, i restanti punti dimostrano come gli Atenei telematici siano già all’avanguardia.
In merito al punto 1, come abbiamo già evidenziato altrove, la didattica online consente delle economie di scala, poiché all’aumentare del numero degli iscritti non si accompagna una crescita dei costi della didattica. Questo determina una progressiva riduzione delle rette, come testimoniano le continue offerte degli Atenei telematici che attraverso lo strumento delle convenzioni – ad esempio le convenzioni stipulate da Universim – prevedono dei sensibili sconti rispetto al costo retta ufficiale. Di fatto, negli ultimi, si è assistito ad un progressivo abbattimento dei costi delle Università online.
Il punto 2, relativo alla formazione flessibile e personalizzabile, è uno dei grandi elementi di forza degli Atenei telematici. Come evidente già dalla sezione Master del nostro sito, attraverso le Università online è possibile “comporre” il percorso formativo, attingendo a corsi di formazione che poi consentono l’accesso ad anni successivi dei percorsi di laurea. Oppure si sta moltiplicando il fenomeno di studenti che attingono a corsi singoli da diversi Atenei telematici, per poter poi accedere al secondo o terzo anno di un corso di laurea con un altro Ateneo.
Il punto 3, la responsabilizzazione degli enti erogatori rispetto ai risultati della formazione, chiama in causa il ruolo della comunità di discenti nel valutare i percorsi offerti. In questo caso, basta navigare sui social per rendersi conto di come gli Atenei telematici, per la loro stessa natura e anche per le strategie di marketing che adottano, siano di gran lunga più attenzionati, valutati e quasi “vivisezionati” da parte delle comunità di studenti.
Infine, il punto 5, relativo al ruolo della tecnologia nel risolvere il disallineamento globale tra domanda e offerta di formazione, apre alla grande sfida lanciata dalla pandemia. Vale a dire la capacità delle Università telematiche di intercettare e soddisfare la richiesta di formazione proveniente dall’estero. Per le Università anglosassoni si tratta della possibilità di poter accogliere anche coloro che, in ogni angolo del mondo, non hanno i mezzi economici per potersi trasferire negli Stati Uniti o nel Regno Unito. Per l’Italia rappresenta invece l’opportunità di poter rinsaldare il legame con le proprie comunità all’estero, grazie alla possibilità di offrire lezioni disponibili h24 ed esami online.