Green economy e transizione digitale al centro del Rapporto Svimez 2022
Il Rapporto 2022 pubblicato dalla Svimez in merito allo stato dell’economia del Mezzogiorno tocca diversi punti che interessano la formazione universitaria e post-laurea.
Si tratta della composizione della popolazione universitaria attesa nei prossimi anni, delle competenze richieste dal mondo del lavoro e della rivoluzione della green economy.
Andiamo ad esaminarli punto per punto.
Crescerà la percentuale di studenti universitari over 40
Secondo le stime già pubblicate dall’ISTAT, nell’arco del prossimo decennio è attesa una riduzione della popolazione italiana di 1,5 milioni di abitanti, effetto della bassa natalità.
Questa contrazione demografica, oltre a comportare ripercussioni negative sull’andamento dell’economia nazionale, determinerà effetti negativi sulle immatricolazioni universitarie. Si stima che le Università italiane – in un arco temporale prolungato fino al 2041 – perderanno oltre il 20% degli iscritti.
Inoltre, si modificherà drasticamente la composizione per età della popolazione universitaria. Per effetto del combinato disposto del calo demografico e dell’accresciuta importanza della formazione continua lungo tutto l’arco della vita (lifelong learning) si ridurranno gli “studenti puri” (19-25 anni), mentre crescerà la percentuale di studenti over-40, vale a dire di studenti-lavoratori.
È facile comprendere i risvolti sui percorsi formativi.
In primo luogo, l’offerta delle Università dovrà focalizzarsi sempre più sui percorsi post-laurea (master, corsi di formazione) costruendo rapporti più stretti con le aziende (dunque alta formazione professionale).
In secondo luogo, le attività formative dovranno essere erogate sempre più in modalità telematica, per andare incontro alle esigenze degli studenti lavoratori.
Rafforzare le competenze digitali
Il Rapporto Svimez sottolinea la centralità delle competenze digitali, al fine di consentire alle imprese di affrontare le sfide globali dei prossimi decenni, rappresentate dalla transizione energetica e ambientale e dalla ridefinizione delle catene produttive del valore (Global Value Chain – GVC).
Le attività di digitalizzazione sono alla base di ogni innovazione di processo suscettibile di incrementare la flessibilità delle produzioni e ottimizzare i processi aziendali, determinando vantaggi competitivi per l’intero sistema economico.
Il problema è che, soprattutto le imprese meridionali, scontano un deficit di competenze digitali di base (vera e propria alfabetizzazione digitale) e in alcuni settori chiave, quali cybersecurity, robotica e processi di simulazione.
Ne consegue la necessità di formare – sia attraverso corsi di formazione professionale, ma anche attraverso specifici percorsi di laurea – lavoratori e laureati con competenze digitali elevate.
Green Revolution e Bioeconomia
Vi è poi il tema della transizione ecologica, su cui l’Unione Europea investirà ingenti risorse nei prossimi anni, nell’ambito del cosiddetto Green New Deal, che, affiancandosi alla transizione digitale, già caratterizzerà i fondi destinati in Italia dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).
Il Rapporto Svimez sottolinea la centralità della rivoluzione verde per l’Italia nel suo complesso e per il Mezzogiorno in particolare. Nel settore della bioeconomia, il Sud produce il 24% del valore aggiunto italiano e impiega il 36% degli occupati italiani in questo settore.
La Commissione europea prevede una significativa rivoluzione nel mercato del lavoro della bioeconomia. Da un lato scompariranno lavori tradizionali. Ma dall’altro si presenteranno molteplici opportunità determinate dalla rivoluzione verde, che potranno essere colte solo se in possesso di una formazione di livello universitario.